Il titolo di questo post richiama la nota canzone di Vasco Rossi, ma per apprestarsi alla lettura della prima parte è più adatta l’aria sulla quarta corda di Bach, cantata dagli Swingle Singers, sulle cui note leggere il prossimo concetto:
“Tuttologo, specie in forte via di sviluppo; colui che presume di sapere tutto (e, soprattutto, è convinto di saperlo!); si esprime pubblicamente e scrive su tutto, anche senza averne competenza né cognizione di causa alcuna. Problem solving (a parole) in tutti i campi, pur essendo spesso superficiale ed improvvisato si presenta convincente e sicuro, dimostrando all’interlocutore una profonda conoscenza dello scibile umano.”
Se ne andassimo a caccia, come per i Pokemon, non avremmo così tante difficoltà ad incontrarne uno: è una patologia sempre più diffusa tra coloro che cercano di catalizzare l’attenzione su sé stessi, soprattutto in periodi di crisi dove mors tua vita mea!
Ne parlo perché anche nel nostro settore è sempre più frequente trovarne qualcuno pronto a predicare le proprie certezze assolute.
In più di un’occasione, ultimamente, io stesso mi sono trovato di fronte alla sguente scelta: percorrere la facile strada della tuttologia, ponendo il mio “Io” come soluzione di fronte alle richieste del cliente, predicando che tutto è possibile; oppure imboccare quella della professionalità, facendo presenti le difficoltà per sviluppare un lavoro, qualora si manifestino, anche a costo di non portare a casa l’incarico.
E mi vanto fortemente di aver scelto la seconda strada!
Il settore del benessere soffre tremendamente lo sviluppo di progetti derivanti da scelte di fondo profondamente sbagliate. Tanti investimenti si sarebbero potuti meglio orientare se, alla base di tutto, vi fosse stata un po’ più di serietà professionale: quanti salti nel buio sono stati fatti semplicemente perché in fondo al tunnel si è intravista una finta luce? Quella luce generata artificiosamente dal riflesso creato ad hoc da chi, con i suoi errati consigli, sprona a proseguire a tutti i costi, pur se sulla strada sbagliata, per di non perdere l’occasione di lavorare!
La logica commerciale è quella: nessuna critica e nessuna colpa ai fornitori che, interpellati per riempire degli spazi con l’obiettivo di creare la migliore SPA possibile, si preoccupano “semplicemente” di vendere ciò che gli è stato chiesto. Se il cliente vuole acquistare, l’azienda vende.
Ma dall’operato di consulenti o architetti chiamati per affiancare o supportare un cliente con la loro serietà professionale, ci si aspetta altro!
Ce lo siamo detti mille volte che le potenzialità del benessere sono enormi, visto l’enorme bisogno di star bene di tutte le persone – nessuno escluso – per combattere lo stress della vita quotidiana. Per questo motivo, che il benessere continui ad essere un settore in cui si è disposti ad investire per fare impresa, sulla scia di questa domanda altissima, ormai è noto a tutti.
Purtroppo, però, non sempre la situazione è tale che si possa pretendere di risolvere qualsiasi problema con la bacchetta magica: a volte bisogna dire di no!
Spazi improbabili, altezze infinitamente basse, locali inadeguati, location impossibili da valorizzare, presupposti sbagliati, mezzi economici insufficienti: sono solo alcune delle ragioni che rendono palesemente impossibile arrivare alla realizzazione di un centro benessere di qualità.
A volte è meglio consigliare di aprire una pizzeria, piuttosto che illudere che in determinate condizioni ci siano i margini per creare una SPA che possa affermarsi con successo sul mercato.
Eppure, è una strada che non viene percorsa quasi mai! Perché?
Perché non conviene perdere un’opportunità di lavoro, frantumando i sogni di un cliente che nel proprio progetto imprenditoriale ha già messo cuore ed anima…
Perché conviene illudere che tutto sia possibile e aspettare che qualcun altro si prenda la briga di riportare alla realtà le aspirazioni di un investitore già avvezzo alla sua idea…
Ma che professionalità è questa?
Qualche tempo fa, una persona mi scrisse per una consulenza:
“Il centro che vorrei dovrebbe essere distribuito su una superficie di 300 mq, compresi 80 mq per lavorare su corsi di ginnastica.
Vorrei inserire saune, bagni turchi e tutto ciò che riguarda il benessere del corpo.
Avrei la necessità di una consulenza che rientrerà anch’essa nel progetto di fattibilità per accedere ad un prestito regionale di 50.000 euro; sulla base di questa cifra vorrei riuscire ad allestire il locale comprensivo dell’arredamento, dei macchinari e dei corsi di formazione, con l’idea di creare un centro benessere che possa inserirsi sul mercato in una fascia medio-alta, con uno stile unico nel suo genere”
L’esempio è reale (giuro!), forse palesemente ai limiti dell’impossibile: cosa risponderle?
Non c’è altra strada se non quella di evidenziare che un budget del genere risulta decisamente insufficiente per investire in un tale centro benessere! Una risposta che ha la parallela certezza di non prendere alcun incarico professionale. Per questo motivo, quanti avrebbero preso l’incarico della consulenza, pur di fare il lavoro, per poi evidenziare solo in un secondo momento che non si può fare sempre tutto?
Invece c’è chi dice no!
Ciò non vuol dire, al contrario, che non debba essere accettata alcuna sfida, anzi: spesso da situazioni che sembrano difficili nascono realizzazioni di grande successo. Ma tali progetti devono essere necessariamente il frutto di una verifica continua in tutte le fasi (fatta principalmente su carta) della bontà dell’investimento e della rispondenza delle ipotesi di business all’idea inziale in fase di sviluppo.
Ad esempio, ho sviluppato tanti anni fa un interessantissimo progetto di un Wellness Resort ad Isernia, in Molise: un posto tanto bello quanto sconosciuto. Il progetto della struttura ricettiva – nata dall’ampliamento di un bellissimo borgo in pietra preesistente, con importante area benessere, ristorante, centro congressi, cantina, maneggio, campo da golf pitch & put, circondata dai boschi – era stato studiato nei minimi dettagli affinché tutto parlasse di benessere all’ospite e concretizzasse un’opportunità di business: un concetto di Wellness Resort di cui si trovano ben pochi esempi in giro, che sarebbe riuscito a valorizzare un territorio sviluppato decisamente al di sotto delle sue potenzialità, se solo l’imprenditore avesse avuto il coraggio di perseguire fino in fondo la strada tracciata in tre anni di lavoro.
In sostanza, si tratta di riportare la professionalità e la qualità di fronte a tutto, al posto dell’improvvisazione e della superficialità: una priorità assoluta nonché l’unica strada affinché il settore del benessere possa recuperare la sua credibilità, minata da chi vende fumo pur di non retrocedere un passo.
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